Associazione Culturale Orizzonti Paranormali
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Origine della paura, come gestirla e da dove nasce.
La
confusione
e
un
clima
d’incertezza,
generati
dalla
mancanza
di
dettagli
e
notizie
certe,
portano
a
destabilizzare l’individuo e far predominare in lui emozioni primordiali tra le quali quelle della paura.
Non
molti
sanno
infatti
da
dove
nasce
la
paura,
un’emozione
che
numerose
persone
hanno
imparato
a
conoscere
soprattutto
in
questo
periodo,
dato
il
continuo
susseguirsi
di
notizie
di
cronaca
inconsuete
e
di
cui
siamo
continuamente
bersagliati.
Un’emozione
accompagnata
da
un
clima
surreale
capace
di
modificare
i
nostri
comportamenti
e
le
nostre
abitudini.
Non
mi
dilungo
nei
dettagli,
perché
in
questo
articolo
voglio
tralasciare
le
congetture:
da
dove
provenga
il
virus,
se
sia
stato
creato
"ad
hoc”,
oppure
se
sia
un
malaugurato
scherzo
della
natura.
Quello
che
è
certo,
è
che
stiamo
vivendo
una
situazione
impegnativa
con
le
strutture
sanitarie
totalmente
al
collasso
per
evidenti
motivi.
Così
com’è
pesante
oltre
che
inusuale
vedere,
nelle
varie
nazioni,
la
gente
che
si
accalca
davanti
ai
supermercati
che
svuota
gli
scaffali,
un
po’
come
succedeva
milioni
di
anni
fa
nella
preistoria,
quando
qualcuno
trovava
qualcosa
da
mangiare
e
gli
altri
cercavano
di
arrivare
per
primi
per
partecipare
al
banchetto,
con
il
timore
di
rimanere
senza
cibo
e
soccombere.
Situazione
che
tuttavia
si
verificava
anche
prima
dell’emergenza
ma
in
modo
più
contenuto
e
che
notavo
in
diverse
occasioni
in
tempi
di
pieno
benessere, ma vediamo insieme perché accade.
Cos’è la paura
La
paura
è
un’emozione
primaria
molto
intensa
che
risulta
utile
in
alcuni
contesti
in
quanto
ci
permette
di
sopravvivere
la
quale
ci
ha
permesso
in
passato
di
non
estinguerci.
Il
nostro
cervello
infatti
spesso
si
rapporta
ad
input
passati
basati
sulla
nostra
esperienza,
questa
memoria
emozionale
rimane
vincolata
a
noi
e
riemerge con particolari impulsi collegati alle nostre esperienze o alle nostre conoscenze.
Il cinema e media, trampolini di lancio
Qualche
anno
fa
in
tv
o
nei
cinema,
proiettavano
film
catastrofici
legati
a
guerre
batteriologiche
o
virus
letali.
Tali
film
avevano
sempre
un
determinato
risvolto
e
un
minimo
comune
denominatore:
il
virus
si
propagava,
le
persone
erano
inconsapevoli,
aumentavano
i
morti,
scene
apocalittiche
e
alla
fine
c’era
sempre
un
salvatore
con
“l’antidoto”:
vi
dice
niente?
Spesso
questi
film
suscitavano
nello
spettatore
stati
di
ansia
generati
dalla
paura,
stimolando
parti
del
cervello
essenziali
per
la
sopravvivenza
chiamate:
ipotalamo
e
amigdala
.
In
tali
film
si
vedevano
spesso
uomini
con
maschere
o
mascherine,
respiratori,
guanti
e
tute
anti
contaminazione,
tutti
input
che
il
cervello
riceveva
durante
i
momenti
di
paura
ed
ansia
creati
dalle
scene
di
tali
film.
Ultimamente
inoltre
si
vedevano
spesso
reality
o
programmi
tv
legati
alla
sopravvivenza,
che
inviavano
allo
spettatore
input
trasmessi
da
scene
che
ritraevano
le
conseguenze
dell’assenza
di
cibo
o
beni
di
prima
necessità
e
che
inconsapevolmente
lo
spettatore
immagazzinava.
Tali
emozioni
sono
suscitate
perché
spesso
lo
spettatore
si
immerge
in
tali
situazioni
e
rivive
indirettamente
questi
processi
emozionali
attraverso
i
suoi
simili.
Un
importante
ruolo
lo
svolgono
anche
i
videogiochi
che
abituano
il
pensiero
collettivo
al
fatto
che
le
guerre
siano
normali,
che
uccidere
per
la
sopravvivenza
sia
normale,
che
questi
scenari
debbano
appartenere
per
forza
alla
nostra
vita.
Tali
impulsi,
al
contrario
di
come
si
possa
pensare,
rimangono
nella
memoria
emozionale
e
vengono
utilizzati
dal
nostro
cervello
per
produrre
emozioni
in
situazioni
analoghe.
Perciò
quando
vediamo
ad
esempio
nei
quotidiani
una
persona
con
tuta
e
mascherina,
questo
può
suscitare
in
noi
emozioni
di
paura
e
stati
d’ansia
che
il
nostro
cervello
raffronta
automaticamente
con
le
informazioni
del passato ed è irrilevante se le informazioni provengono da eventi vissuti direttamente o indirettamente.
Studi sull’emozione della paura
Uno
nuovo
studio
in
parte
anche
italiano,
ha
rivoluzionato
la
conoscenza
dei
meccanismi
che
controllano
la
memoria
e
le
sue
rappresentazioni,
tra
cui
la
paura.
Un
team
di
ricercatori,
condotto
da
Mazahir
T.
Hasan
della
fondazione
scientifica
basca
“Ikerbasque”,
ha
infatti
scoperto
che
i
ricordi
nascono
e
si
preservano
non
solo
nell’ippocampo,
da
sempre
ritenuto
la
sede
della
memoria,
ma
anche
in
una
struttura
più
“antica”
che
si
è
conservata
durante
il
processo
evolutivo
dell’uomo,
l’ipotalamo,
i
cui
neuroni
si
sono
dimostrati
in
grado
di
bloccare
le
memorie
collegate
ai
ricordi
della
paura.
Vi
è
dunque
una
più
completa
comprensione
dei
meccanismi
nervosi
legati
a
questa
sensazione,
che
potrebbe
portare
a
nuovi
risvolti
sul
trattamento
di
diverse
patologie
psichiatriche,
tra
i
quali
anche
quelli
collegati
ad
ansia
e
disturbi
da
stress
post-traumatici.
Tale
ricerca
ha
visto
la
partecipazione
anche
dell’italiana
Ilaria
Bertocchi,
dell'Istituto
Nico
(Neuroscience
Institute
Cavalieri
Ottolenghi)
dell’Università
di
Torino,
in
un
team
composto
da
scienziati
provenienti
da
Germania, Spagna e Francia ed è stata pubblicata sulla
rivista Neuron.
Ipotalamo, Amigdala e neuroni e il loro comportamento
Come
si
legge
infatti
nelle
pubblicazioni
dell’istituto
Torinese,
utilizzando
una
nuova
metodologia
di
analisi
genetica,
i
ricercatori
hanno
individuato
e
manipolato
i
neuroni
dell'ipotalamo
(importanti
anche
per
altri
funzioni
fisiologiche)
che
producono
l’ossitocina,
l’ormone
utilizzato
per
produrre
diverse
emozioni
e
sentimenti.
Tali
neuroni
sono
i
responsabili
dell’apprendimento,
della
formazione
e
del
richiamo
della
memoria
della
paura
associata
a
specifici
contesti.
Una
volta
marcate,
è
stato
possibile
osservare
infatti
che
queste
cellule
entrano
in
comunicazione
con
il
nucleo
dell’amigdala,
che
ha
una
struttura
a
forma
di
mandorla,
fondamentale
nella
manifestazione
della
paura
e
sono
in
grado
di
attivarne
l’attività
neuronale
se
stimolate
dalla
luce,
o
di
reprimerla se innescate da particolari sostanze chimiche sintetiche.
Gli esperimenti
La
scoperta
è
stata
confermata
e
condotta
anche
da
alcuni
test
effettuati
sui
ratti.
Gli
animali
infatti,
associano
la
memoria
della
paura
a
particolari
contesti
e
si
immobilizzano
se
sentono
di
essere
in
pericolo.
L’attivazione
dei
loro
neuroni
ipotalamici
tramite
la
luce
ha
invece
consentito
ai
roditori
di
muoversi
normalmente
per
esplorare l’ambiente circostante. Quando la fotostimolazione veniva interrotta, i ratti si immobilizzavano.
I dogmi obsoleti
Un
tempo
si
riteneva
che
queste
tracce
si
formassero
in
nuclei
cerebrali
superiori,
mentre
oggi
prende
sempre
più
piede
l’ipotesi
che
siano
coinvolte
anche
strutture
più
antiche
e
“primitive”
nell’evoluzione
del
cervello,
come
l’
ipotalamo
e
il
nucleo
dell’
amigdala
,
che
ha
un
ruolo
chiave
nell’espressione
della
paura.
Un
risultato
importante,
perché
le
rappresentazioni
di
memoria
emotiva
come
la
paura,
sono
e
sono
stati
fondamentali
per
la
sopravvivenza
,
consentendoci
di
saper
riconoscere
situazioni
pericolose
in
modo
appropriato ma a volte capaci di sviarci da ragionamenti razionali esponendoci a condizioni di pericolo.
Nello
studio
delle
neuro
scienze
infatti,
spesso
è
presente
un
dogma
sostenuto
da
sempre
che
afferma
che
la
memoria
si
formi
principalmente
nell’ippocampo
per
essere
trasferita
ed
elaborata
successivamente
nella
corteccia.
Questa
scoperta
può
rappresentare
una
rivoluzione
nelle
neuroscienze
:
implica
infatti,
secondo
i
ricercatori,
uno
scostamento
da
quello
sostenuto
da
sempre
dando
ora
importanza
ad
altre
strutture
ed
elementi
come
l’ipotalamo,
capace
di
ordinare
in
modo
dinamico
attraverso
i
suoi
processi
la
formazione
e
l’immagazzinamento
della
memoria.
Altro
elemento
fondamentale
nella
creazione
e
gestione
della
paura
è
il
nucleo
dell’amigdala
che
viene
stimolata
e
contattata
dalle
cellule
dell’ipotalamo.
Opportunamente
individuate,
sono
state
rese
capaci
di
produrre,
se
stimolate
con
adeguate
sostanze,
proteine
in
grado
di
attivare
o
reprimere
l’attività
neuronale,
è
stato
quindi
possibile
bloccare
la
manifestazione
della
paura
stimolando specifici neuroni.
L’
amigdala
o
corpo
amigdaloideo
(in
greco
antico
Amygdala
significa
Mandorla),
è
situato
nella
parte
dorsomediale
del
lobo
temporale
del
cervello,
è
considerata
molto
importante
come
il
centro
di
sviluppo
di
processi
neurologici
superiori
come
le
emozioni,
coinvolta
quindi
nei
sistemi
della
memoria
emozionale.
Si
attiva
nel
sistema
di
comparazione
degli
stimoli
ricevuti
con
le
esperienze
e
conoscenze
passate
e
nell'elaborazione
degli
stimoli
olfattivi
e
non
solo.
I
nostri
organi
di
senso
inviano
segnali
prima
al
talamo,
poi
servendosi
di
un
circuito
monosinaptico,
attraverso
sottili
fibre
nervose
che
collegano
il
talamo
all’amigdala
arrivano
ad
essa
e
successivamente
anche
alla
neuro
corteccia.
Questo
tipo
di
connessione
permette
all'amigdala
di
cominciare
a
rispondere
agli
stimoli
prima
della
neocorteccia.
L'amigdala
quindi
è
capace
di
analizzare
ogni
esperienza,
situazione
e
percezione.
Quando
uno
stimolo
viene
valutato
come
pericoloso,
per
esempio,
l'amigdala
agisce
come
un
sorta
di
interruttore
neurale
e
reagisce
inviando
segnali
di
allarme
a
tutte
le
parti
ed
elementi
principali
del
cervello
stimolando
cosi
il
rilascio
di
ormoni
come
l’adrenalina,
la
dopamina
o
la
noradrenalina
che
producono
una
reazione
comportamentale
di
fuga
o
di
attacco
mobilitando
i
centri
del
movimento,
inoltre
influisce
anche
sulla
muscolatura,
sul
sistema
cardiovascolare
e
l’intestino,
quest’ultimo
organo
importante
responsabile
del
nostro
sistema
immunitario.
Quindi
assume
una
precedenza
categorica
per
analizzare
le
informazioni
collegate
alla
paura.
Dal
canto
suo
l’ippocampo
ricorda
solo
gli
accadimenti,
ma
l’amigdala
ne
analizza
invece
i
processi
emozionali.
L’amigdala
quindi
produce
ad
ogni
stimolo
sensoriale
un
livello
di
attenzione
specifico
attraverso
la
produzione
di
importanti
emozioni
immagazzinandoli
come
ricordi.
Si
può
definire
l’amigdala
come
una
sorta
di
magazzino
emozionale
che
analizza
l’esperienza
corrente,
attraverso
un
rapporto
causa-effetto
infatti
si
relaziona
con
il
passato
e
quando
riscontra
elementi
simili
agisce
ancor
prima
di
avere
conferme,
modifica
il
nostro
comportamento
paragonandolo
a
situazioni
presenti
secondo
criteri
di
situazioni
passate
anche
distanti
nel
tempo,
influenzando
pensieri,
emozioni
e
sensazioni.
In
sostanza
quindi
possiamo
affermare
che
l’amigdala
può
farci
reagire
ancor
prima
che
la
corteccia
acquisisca
informazioni
e
questo
perché
l’emozione
base
viene
generata
in
modo
del
tutto
indipendente
da
quella
parte
del
pensiero
detto cosciente.
Le nostre conferenze sulle emozioni dell’uomo
Tale
concetto
tuttavia
è
stato
più
volte
espresso
nelle
nostre
conferenze
evidenziando,
anche
attraverso
alcune
dimostrazioni,
come
il
cervello
sia
legato
alle
abitudini
dei
nostri
antichi
antenati
o
come
sia
facilmente
suggestionabile
in
diverse
situazioni
o
addirittura,
come
i
suoi
processi
psico-cognitivi
vengano
alterati
in
determinati
contesti.
Tali
studi
sono
stati
necessari
per
comprendere
la
materia
da
noi
trattata
che
al
contrario
di
quello
che
si
crede,
se
presa
seriamente,
è
molto
complessa
ed
articolata
e
necessita
di
approfondimenti
in
svariati
settori.
Purtroppo
la
suggestione
molte
volte
genera
la
paura
che
viene
sfruttata
da
millantatori,
gruppi
di
ghosthunter
o
surrogati,
i
quali
giocano
sulla
mancanza
di
conoscenza
delle
persone
rievocando
in
loro input acquisiti da informazioni sbagliate trasmesse da film horror o stereotipi obsoleti.
Consigli su come gestire la paura
Le
persone
sono
sempre
soggette
ed
influenzate
da
impulsi
esterni
spesso
utilizzati
per
condizionare
i
comportamenti
o
le
decisioni.
Questo
tipo
di
input
possono
essere
di
svariata
natura
e
vanno
ad
agire
quindi
sui
così
detti
istinti
primordiali,
generati
dai
componenti
prima
citati.
Ecco
spiegato
perchè
in
questo
periodo
si
svuotano
gli
scaffali
nei
supermercati
o
si
guarda
il
nostro
vicino
o
collega
come
un
potenziale
pericolo
o
untore.
Concludo
dicendo
che
chi
conosce
tali
processi,
spesso
sfrutta
la
situazione
a
suo
favore
passando
inosservato
davanti
alle
“masse” ed è quindi fondale saperlo riconoscere.
Volevamo
raccomandarvi
perciò
di
filtrare
tutti
gli
input
che
vi
vengono
propinati,
ovviamente
utilizzando
il
buon
senso
e
il
rispetto
del
prossimo
nel
contesto
di
questa
situazione
e
nella
vita
normale
di
tutti
i
giorni.
Il
nostro
intento
è
quello
di
sensibilizzarvi
e
di
rendervi
consapevoli
della
gestione
di
tali
emozioni.
Infatti
se
la
paura
è
stanziale
e
prolungata,
danneggia
le
nostre
difese
immunitarie
peggiorando
il
nostro
stato
psico-fisico,
alimentando
il
panico
personale
e
di
massa.
La
paura
è
un’emozione
utile
ma
va
gestita
in
modo
consapevole.
Se
qualcosa
vi
fa
paura
dovete
semplicemente
cambiare
il
focus
e
tutto
cambierà,
eliminando
in
situazioni
non
indispensabili
tali
emozioni.
Ciò
che
alimenta
la
paura
va
ridotto,
cantilene
televisive
vessanti
sulle
norme
da
seguire
ad
esempio,
con
questo
non
stiamo
dicendo
di
non
osservarle
anzi,
ma
di
evitarne
il
continuo
ascolto,
oppure
evitare
di
parlare
costantemente
dell’argomento,
o
attendere
alcuni
secondi
prima
di
agire
di
impulso
nei
supermercati,
e
chiedersi:
“Ne
ho
davvero
bisogno”?
Ogni
nostro
singolo
atteggiamento
è
frutto
di
stimoli
esterni
è
buona
norma
ricordalo
sempre,
com’era
buona
norma
lavarsi
le
mani
e
usare
gel
disinfettante
anche
in
tempi
non
sospetti.
Marzo 2020 de Bari Antonio
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