Associazione Culturale Orizzonti Paranormali
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Origine della paura, come gestirla e da dove nasce.

La confusione e un clima d’incertezza, generati dalla mancanza di dettagli e notizie certe, portano a destabilizzare l’individuo e far predominare in lui emozioni primordiali tra le quali quelle della paura. Non molti sanno infatti da dove nasce la paura, un’emozione che numerose persone hanno imparato a conoscere soprattutto in questo periodo, dato il continuo susseguirsi di notizie di cronaca inconsuete e di cui siamo continuamente bersagliati. Un’emozione accompagnata da un clima surreale capace di modificare i nostri comportamenti e le nostre abitudini. Non mi dilungo nei dettagli, perché in questo articolo voglio tralasciare le congetture: da dove provenga il virus, se sia stato creato "ad hoc”, oppure se sia un malaugurato scherzo della natura. Quello che è certo, è che stiamo vivendo una situazione impegnativa con le strutture sanitarie totalmente al collasso per evidenti motivi. Così com’è pesante oltre che inusuale vedere, nelle varie nazioni, la gente che si accalca davanti ai supermercati che svuota gli scaffali, un po’ come succedeva milioni di anni fa nella preistoria, quando qualcuno trovava qualcosa da mangiare e gli altri cercavano di arrivare per primi per partecipare al banchetto, con il timore di rimanere senza cibo e soccombere. Situazione che tuttavia si verificava anche prima dell’emergenza ma in modo più contenuto e che notavo in diverse occasioni in tempi di pieno benessere, ma vediamo insieme perché accade.

Cos’è la paura

La paura è un’emozione primaria molto intensa che risulta utile in alcuni contesti in quanto ci permette di sopravvivere la quale ci ha permesso in passato di non estinguerci. Il nostro cervello infatti spesso si rapporta ad input passati basati sulla nostra esperienza, questa memoria emozionale rimane vincolata a noi e riemerge con particolari impulsi collegati alle nostre esperienze o alle nostre conoscenze. Il cinema e media, trampolini di lancio Qualche anno fa in tv o nei cinema, proiettavano film catastrofici legati a guerre batteriologiche o virus letali. Tali film avevano sempre un determinato risvolto e un minimo comune denominatore: il virus si propagava, le persone erano inconsapevoli, aumentavano i morti, scene apocalittiche e alla fine c’era sempre un salvatore con “l’antidoto”: vi dice niente? Spesso questi film suscitavano nello spettatore stati di ansia generati dalla paura, stimolando parti del cervello essenziali per la sopravvivenza chiamate: ipotalamo e amigdala . In tali film si vedevano spesso uomini con maschere o mascherine, respiratori, guanti e tute anti contaminazione, tutti input che il cervello riceveva durante i momenti di paura ed ansia creati dalle scene di tali film. Ultimamente inoltre si vedevano spesso reality o programmi tv legati alla sopravvivenza, che inviavano allo spettatore input trasmessi da scene che ritraevano le conseguenze dell’assenza di cibo o beni di prima necessità e che inconsapevolmente lo spettatore immagazzinava. Tali emozioni sono suscitate perché spesso lo spettatore si immerge in tali situazioni e rivive indirettamente questi processi emozionali attraverso i suoi simili. Un importante ruolo lo svolgono anche i videogiochi che abituano il pensiero collettivo al fatto che le guerre siano normali, che uccidere per la sopravvivenza sia normale, che questi scenari debbano appartenere per forza alla nostra vita. Tali impulsi, al contrario di come si possa pensare, rimangono nella memoria emozionale e vengono utilizzati dal nostro cervello per produrre emozioni in situazioni analoghe. Perciò quando vediamo ad esempio nei quotidiani una persona con tuta e mascherina, questo può suscitare in noi emozioni di paura e stati d’ansia che il nostro cervello raffronta automaticamente con le informazioni del passato ed è irrilevante se le informazioni provengono da eventi vissuti direttamente o indirettamente.

Studi sull’emozione della paura

Uno nuovo studio in parte anche italiano, ha rivoluzionato la conoscenza dei meccanismi che controllano la memoria e le sue rappresentazioni, tra cui la paura. Un team di ricercatori, condotto da Mazahir T. Hasan della fondazione scientifica basca “Ikerbasque”, ha infatti scoperto che i ricordi nascono e si preservano non solo nell’ippocampo, da sempre ritenuto la sede della memoria, ma anche in una struttura più “antica” che si è conservata durante il processo evolutivo dell’uomo, l’ipotalamo, i cui neuroni si sono dimostrati in grado di bloccare le memorie collegate ai ricordi della paura. Vi è dunque una più completa comprensione dei meccanismi nervosi legati a questa sensazione, che potrebbe portare a nuovi risvolti sul trattamento di diverse patologie psichiatriche, tra i quali anche quelli collegati ad ansia e disturbi da stress post-traumatici. Tale   ricerca ha visto la partecipazione anche dell’italiana Ilaria Bertocchi, dell'Istituto Nico (Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi) dell’Università di Torino, in un team composto da scienziati provenienti da Germania, Spagna e Francia ed è stata pubblicata sulla rivista Neuron. Ipotalamo, Amigdala e neuroni e il loro comportamento Come si legge infatti nelle pubblicazioni dell’istituto Torinese, utilizzando una nuova metodologia di analisi genetica, i ricercatori hanno individuato e manipolato i neuroni dell'ipotalamo (importanti anche per altri funzioni fisiologiche) che producono l’ossitocina, l’ormone utilizzato per produrre diverse emozioni e sentimenti. Tali neuroni sono i responsabili dell’apprendimento, della formazione e del richiamo della memoria della paura associata a specifici contesti. Una volta marcate, è stato possibile osservare infatti che queste cellule entrano in comunicazione con il nucleo dell’amigdala, che ha una struttura a forma di mandorla, fondamentale nella manifestazione della paura e sono in grado di attivarne l’attività neuronale se stimolate dalla luce, o di reprimerla se innescate da particolari sostanze chimiche sintetiche. Gli esperimenti La scoperta è stata confermata e condotta anche da alcuni test effettuati sui ratti. Gli animali infatti, associano la memoria della paura a particolari contesti e si immobilizzano se sentono di essere in pericolo. L’attivazione dei loro neuroni ipotalamici tramite la luce ha invece consentito ai roditori di muoversi normalmente per esplorare l’ambiente circostante. Quando la fotostimolazione veniva interrotta, i ratti si immobilizzavano. I dogmi obsoleti Un tempo si riteneva che queste tracce si formassero in nuclei cerebrali superiori, mentre oggi prende sempre più piede l’ipotesi che siano coinvolte anche strutture più antiche e “primitive” nell’evoluzione del cervello, come l’ ipotalamo e il nucleo dell’ amigdala , che ha un ruolo chiave nell’espressione della paura. Un risultato importante, perché le rappresentazioni di memoria emotiva come la paura, sono e sono stati fondamentali per la sopravvivenza , consentendoci di saper riconoscere situazioni pericolose in modo appropriato ma a volte capaci di sviarci da ragionamenti razionali esponendoci a condizioni di pericolo. Nello studio delle neuro scienze infatti, spesso è presente un dogma sostenuto da sempre che afferma che la memoria si formi principalmente nell’ippocampo per essere trasferita ed elaborata successivamente nella corteccia. Questa scoperta può rappresentare una rivoluzione nelle neuroscienze : implica infatti, secondo i ricercatori, uno scostamento da quello sostenuto da sempre dando ora importanza ad altre strutture ed elementi come l’ipotalamo, capace di ordinare in modo dinamico attraverso i suoi processi la formazione e l’immagazzinamento della memoria. Altro elemento fondamentale nella creazione e gestione della paura è il nucleo dell’amigdala che viene stimolata e contattata dalle cellule dell’ipotalamo. Opportunamente individuate, sono state rese capaci di produrre, se stimolate con adeguate sostanze, proteine in grado di attivare o reprimere l’attività neuronale, è stato quindi possibile bloccare la manifestazione della paura stimolando specifici neuroni. L’ amigdala o corpo amigdaloideo (in greco antico Amygdala significa Mandorla), è situato nella parte dorsomediale del lobo temporale del cervello, è considerata molto importante come il centro di sviluppo di processi neurologici superiori come le emozioni, coinvolta quindi nei sistemi della memoria emozionale. Si attiva nel sistema di comparazione degli stimoli ricevuti con le esperienze e conoscenze passate e nell'elaborazione degli stimoli olfattivi e non solo. I nostri organi di senso inviano segnali prima al talamo, poi servendosi di un circuito monosinaptico, attraverso sottili fibre nervose che collegano il talamo all’amigdala arrivano ad essa e successivamente anche alla neuro corteccia. Questo tipo di connessione permette all'amigdala di cominciare a rispondere agli stimoli prima della neocorteccia. L'amigdala quindi è capace di analizzare ogni esperienza, situazione e percezione. Quando uno stimolo viene valutato come pericoloso, per esempio, l'amigdala agisce come un sorta di interruttore neurale e reagisce inviando segnali di allarme a tutte le parti ed elementi principali del cervello stimolando cosi il rilascio di ormoni come l’adrenalina, la dopamina o la noradrenalina che producono una reazione comportamentale di fuga o di attacco mobilitando i centri del movimento, inoltre influisce anche sulla muscolatura, sul sistema cardiovascolare e l’intestino, quest’ultimo organo importante responsabile del nostro sistema immunitario. Quindi assume una precedenza categorica per analizzare le informazioni collegate alla paura. Dal canto suo l’ippocampo ricorda solo gli accadimenti, ma l’amigdala ne analizza invece i processi emozionali. L’amigdala quindi produce ad ogni stimolo sensoriale un livello di attenzione specifico attraverso la produzione di importanti emozioni immagazzinandoli come ricordi. Si può definire l’amigdala come una sorta di magazzino emozionale che analizza l’esperienza corrente, attraverso un rapporto causa-effetto infatti si relaziona con il passato e quando riscontra elementi simili agisce ancor prima di avere conferme, modifica il nostro comportamento paragonandolo a situazioni presenti secondo criteri di situazioni passate anche distanti nel tempo, influenzando pensieri, emozioni e sensazioni. In sostanza quindi possiamo affermare che l’amigdala può farci reagire ancor prima che la corteccia acquisisca informazioni e questo perché l’emozione base viene generata in modo del tutto indipendente da quella parte del pensiero detto cosciente. Le nostre conferenze sulle emozioni dell’uomo Tale concetto tuttavia è stato più volte espresso nelle nostre conferenze evidenziando, anche attraverso alcune dimostrazioni, come il cervello sia legato alle abitudini dei nostri antichi antenati o come sia facilmente suggestionabile in diverse situazioni o addirittura, come i suoi processi psico-cognitivi vengano alterati in determinati contesti. Tali studi sono stati necessari per comprendere la materia da noi trattata che al contrario di quello che si crede, se presa seriamente, è molto complessa ed articolata e necessita di approfondimenti in svariati settori. Purtroppo la suggestione molte volte genera la paura che viene sfruttata da millantatori, gruppi di ghosthunter o surrogati, i quali giocano sulla mancanza di conoscenza delle persone rievocando in loro input acquisiti da informazioni sbagliate trasmesse da film horror o stereotipi obsoleti. Consigli su come gestire la paura Le persone sono sempre soggette ed influenzate da impulsi esterni spesso utilizzati per condizionare i comportamenti o le decisioni. Questo tipo di input possono essere di svariata natura e vanno ad agire quindi sui così detti istinti primordiali, generati dai componenti prima citati. Ecco spiegato perchè in questo periodo si svuotano gli scaffali nei supermercati o si guarda il nostro vicino o collega come un potenziale pericolo o untore. Concludo dicendo che chi conosce tali processi, spesso sfrutta la situazione a suo favore passando inosservato davanti alle “masse” ed è quindi fondale saperlo riconoscere. Volevamo raccomandarvi perciò di filtrare tutti gli input che vi vengono propinati, ovviamente utilizzando il buon senso e il rispetto del prossimo nel contesto di questa situazione e nella vita normale di tutti i giorni. Il nostro intento è quello di sensibilizzarvi e di rendervi consapevoli della gestione di tali emozioni. Infatti se la paura è stanziale e prolungata, danneggia le nostre difese immunitarie peggiorando il nostro stato psico-fisico, alimentando il panico personale e di massa. La paura è un’emozione utile ma va gestita in modo consapevole. Se qualcosa vi fa paura dovete semplicemente cambiare il focus e tutto cambierà, eliminando in situazioni non indispensabili tali emozioni. Ciò che alimenta la paura va ridotto, cantilene televisive vessanti sulle norme da seguire ad esempio, con questo non stiamo dicendo di non osservarle anzi, ma di evitarne il continuo ascolto, oppure evitare di parlare costantemente dell’argomento, o attendere alcuni secondi prima di agire di impulso nei supermercati, e chiedersi: “Ne ho davvero bisogno”? Ogni nostro singolo atteggiamento è frutto di stimoli esterni è buona norma ricordalo sempre, com’era buona norma lavarsi le mani e usare gel disinfettante anche in tempi non sospetti. Marzo 2020 de Bari Antonio Pagina facebook: https://www.facebook.com/orizzontiparanormali/ Sito web: www.orizzontiparanormali.com
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Origine della paura, come gestirla e da dove nasce. La confusione e un clima d’incertezza, generati dalla mancanza di dettagli e notizie certe, portano a destabilizzare l’individuo e far predominare in lui emozioni primordiali tra le quali quelle della paura. Non molti sanno infatti da dove nasce la paura, un’emozione che numerose persone hanno imparato a conoscere soprattutto in questo periodo, dato il continuo susseguirsi di notizie di cronaca inconsuete e di cui siamo continuamente bersagliati. Un’emozione accompagnata da un clima surreale capace di modificare i nostri comportamenti e le nostre abitudini. Non mi dilungo nei dettagli, perché in questo articolo voglio tralasciare le congetture: da dove provenga il virus, se sia stato creato "ad hoc”, oppure se sia un malaugurato scherzo della natura. Quello che è certo, è che stiamo vivendo una situazione impegnativa con le strutture sanitarie totalmente al collasso per evidenti motivi. Così com’è pesante oltre che inusuale vedere, nelle varie nazioni, la gente che si accalca davanti ai supermercati che svuota gli scaffali, un po’ come succedeva milioni di anni fa nella preistoria, quando qualcuno trovava qualcosa da mangiare e gli altri cercavano di arrivare per primi per partecipare al banchetto, con il timore di rimanere senza cibo e soccombere. Situazione che tuttavia si verificava anche prima dell’emergenza ma in modo più contenuto e che notavo in diverse occasioni in tempi di pieno benessere, ma vediamo insieme perché accade. Cos’è la paura La paura è un’emozione primaria molto intensa che risulta utile in alcuni contesti in quanto ci permette di sopravvivere la quale ci ha permesso in passato di non estinguerci. Il nostro cervello infatti spesso si rapporta ad input passati basati sulla nostra esperienza, questa memoria emozionale rimane vincolata a noi e riemerge con particolari impulsi collegati alle nostre esperienze o alle nostre conoscenze. Il cinema e media, trampolini di lancio Qualche anno fa in tv o nei cinema, proiettavano film catastrofici legati a guerre batteriologiche o virus letali. Tali film avevano sempre un determinato risvolto e un minimo comune denominatore: il virus si propagava, le persone erano inconsapevoli, aumentavano i morti, scene apocalittiche e alla fine c’era sempre un salvatore con “l’antidoto”: vi dice niente? Spesso questi film suscitavano nello spettatore stati di ansia generati dalla paura, stimolando parti del cervello essenziali per la sopravvivenza chiamate: ipotalamo e amigdala . In tali film si vedevano spesso uomini con maschere o mascherine, respiratori, guanti e tute anti contaminazione, tutti input che il cervello riceveva durante i momenti di paura ed ansia creati dalle scene di tali film. Ultimamente inoltre si vedevano spesso reality o programmi tv legati alla sopravvivenza, che inviavano allo spettatore input trasmessi da scene che ritraevano le conseguenze dell’assenza di cibo o beni di prima necessità e che inconsapevolmente lo spettatore immagazzinava. Tali emozioni sono suscitate perché spesso lo spettatore si immerge in tali situazioni e rivive indirettamente questi processi emozionali attraverso i suoi simili. Un importante ruolo lo svolgono anche i videogiochi che abituano il pensiero collettivo al fatto che le guerre siano normali, che uccidere per la sopravvivenza sia normale, che questi scenari debbano appartenere per forza alla nostra vita. Tali impulsi, al contrario di come si possa pensare, rimangono nella memoria emozionale e vengono utilizzati dal nostro cervello per produrre emozioni in situazioni analoghe. Perciò quando vediamo ad esempio nei quotidiani una persona con tuta e mascherina, questo può suscitare in noi emozioni di paura e stati d’ansia che il nostro cervello raffronta automaticamente con le informazioni del passato ed è irrilevante se le informazioni provengono da eventi vissuti direttamente o indirettamente. Studi sull’emozione della paura Uno nuovo studio in parte anche italiano, ha rivoluzionato la conoscenza dei meccanismi che controllano la memoria e le sue rappresentazioni, tra cui la paura. Un team di ricercatori, condotto da Mazahir T. Hasan della fondazione scientifica basca “Ikerbasque”, ha infatti scoperto che i ricordi nascono e si preservano non solo nell’ippocampo, da sempre ritenuto la sede della memoria, ma anche in una struttura più “antica” che si è conservata durante il processo evolutivo dell’uomo, l’ipotalamo, i cui neuroni si sono dimostrati in grado di bloccare le memorie collegate ai ricordi della paura. Vi è dunque una più completa comprensione dei meccanismi nervosi legati a questa sensazione, che potrebbe portare a nuovi risvolti sul trattamento di diverse patologie psichiatriche, tra i quali anche quelli collegati ad ansia e disturbi da stress post-traumatici. Tale   ricerca ha visto la partecipazione anche dell’italiana Ilaria Bertocchi, dell'Istituto Nico (Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi) dell’Università di Torino, in un team composto da scienziati provenienti da Germania, Spagna e Francia ed è stata pubblicata sulla rivista Neuron. Ipotalamo, Amigdala e neuroni e il loro comportamento Come si legge infatti nelle pubblicazioni dell’istituto Torinese, utilizzando una nuova metodologia di analisi genetica, i ricercatori hanno individuato e manipolato i neuroni dell'ipotalamo (importanti anche per altri funzioni fisiologiche) che producono l’ossitocina, l’ormone utilizzato per produrre diverse emozioni e sentimenti. Tali neuroni sono i responsabili dell’apprendimento, della formazione e del richiamo della memoria della paura associata a specifici contesti. Una volta marcate, è stato possibile osservare infatti che queste cellule entrano in comunicazione con il nucleo dell’amigdala, che ha una struttura a forma di mandorla, fondamentale nella manifestazione della paura e sono in grado di attivarne l’attività neuronale se stimolate dalla luce, o di reprimerla se innescate da particolari sostanze chimiche sintetiche. Gli esperimenti La scoperta è stata confermata e condotta anche da alcuni test effettuati sui ratti. Gli animali infatti, associano la memoria della paura a particolari contesti e si immobilizzano se sentono di essere in pericolo. L’attivazione dei loro neuroni ipotalamici tramite la luce ha invece consentito ai roditori di muoversi normalmente per esplorare l’ambiente circostante. Quando la fotostimolazione veniva interrotta, i ratti si immobilizzavano. I dogmi obsoleti Un tempo si riteneva che queste tracce si formassero in nuclei cerebrali superiori, mentre oggi prende sempre più piede l’ipotesi che siano coinvolte anche strutture più antiche e “primitive” nell’evoluzione del cervello, come l’ ipotalamo e il nucleo dell’ amigdala , che ha un ruolo chiave nell’espressione della paura. Un risultato importante, perché le rappresentazioni di memoria emotiva come la paura, sono e sono stati fondamentali per la sopravvivenza , consentendoci di saper riconoscere situazioni pericolose in modo appropriato ma a volte capaci di sviarci da ragionamenti razionali esponendoci a condizioni di pericolo. Nello studio delle neuro scienze infatti, spesso è presente un dogma sostenuto da sempre che afferma che la memoria si formi principalmente nell’ippocampo per essere trasferita ed elaborata successivamente nella corteccia. Questa scoperta può rappresentare una rivoluzione nelle neuroscienze : implica infatti, secondo i ricercatori, uno scostamento da quello sostenuto da sempre dando ora importanza ad altre strutture ed elementi come l’ipotalamo, capace di ordinare in modo dinamico attraverso i suoi processi la formazione e l’immagazzinamento della memoria. Altro elemento fondamentale nella creazione e gestione della paura è il nucleo dell’amigdala che viene stimolata e contattata dalle cellule dell’ipotalamo. Opportunamente individuate, sono state rese capaci di produrre, se stimolate con adeguate sostanze, proteine in grado di attivare o reprimere l’attività neuronale, è stato quindi possibile bloccare la manifestazione della paura stimolando specifici neuroni. L’ amigdala o corpo amigdaloideo (in greco antico Amygdala significa Mandorla), è situato nella parte dorsomediale del lobo temporale del cervello, è considerata molto importante come il centro di sviluppo di processi neurologici superiori come le emozioni, coinvolta quindi nei sistemi della memoria emozionale. Si attiva nel sistema di comparazione degli stimoli ricevuti con le esperienze e conoscenze passate e nell'elaborazione degli stimoli olfattivi e non solo. I nostri organi di senso inviano segnali prima al talamo, poi servendosi di un circuito monosinaptico, attraverso sottili fibre nervose che collegano il talamo all’amigdala arrivano ad essa e successivamente anche alla neuro corteccia. Questo tipo di connessione permette all'amigdala di cominciare a rispondere agli stimoli prima della neocorteccia. L'amigdala quindi è capace di analizzare ogni esperienza, situazione e percezione. Quando uno stimolo viene valutato come pericoloso, per esempio, l'amigdala agisce come un sorta di interruttore neurale e reagisce inviando segnali di allarme a tutte le parti ed elementi principali del cervello stimolando cosi il rilascio di ormoni come l’adrenalina, la dopamina o la noradrenalina che producono una reazione comportamentale di fuga o di attacco mobilitando i centri del movimento, inoltre influisce anche sulla muscolatura, sul sistema cardiovascolare e l’intestino, quest’ultimo organo importante responsabile del nostro sistema immunitario. Quindi assume una precedenza categorica per analizzare le informazioni collegate alla paura. Dal canto suo l’ippocampo ricorda solo gli accadimenti, ma l’amigdala ne analizza invece i processi emozionali. L’amigdala quindi produce ad ogni stimolo sensoriale un livello di attenzione specifico attraverso la produzione di importanti emozioni immagazzinandoli come ricordi. Si può definire l’amigdala come una sorta di magazzino emozionale che analizza l’esperienza corrente, attraverso un rapporto causa-effetto infatti si relaziona con il passato e quando riscontra elementi simili agisce ancor prima di avere conferme, modifica il nostro comportamento paragonandolo a situazioni presenti secondo criteri di situazioni passate anche distanti nel tempo, influenzando pensieri, emozioni e sensazioni. In sostanza quindi possiamo affermare che l’amigdala può farci reagire ancor prima che la corteccia acquisisca informazioni e questo perché l’emozione base viene generata in modo del tutto indipendente da quella parte del pensiero detto cosciente. Le nostre conferenze sulle emozioni dell’uomo Tale concetto tuttavia è stato più volte espresso nelle nostre conferenze evidenziando, anche attraverso alcune dimostrazioni, come il cervello sia legato alle abitudini dei nostri antichi antenati o come sia facilmente suggestionabile in diverse situazioni o addirittura, come i suoi processi psico-cognitivi vengano alterati in determinati contesti. Tali studi sono stati necessari per comprendere la materia da noi trattata che al contrario di quello che si crede, se presa seriamente, è molto complessa ed articolata e necessita di approfondimenti in svariati settori. Purtroppo la suggestione molte volte genera la paura che viene sfruttata da millantatori, gruppi di ghosthunter o surrogati, i quali giocano sulla mancanza di conoscenza delle persone rievocando in loro input acquisiti da informazioni sbagliate trasmesse da film horror o stereotipi obsoleti. Consigli su come gestire la paura Le persone sono sempre soggette ed influenzate da impulsi esterni spesso utilizzati per condizionare i comportamenti o le decisioni. Questo tipo di input possono essere di svariata natura e vanno ad agire quindi sui così detti istinti primordiali, generati dai componenti prima citati. Ecco spiegato perchè in questo periodo si svuotano gli scaffali nei supermercati o si guarda il nostro vicino o collega come un potenziale pericolo o untore. Concludo dicendo che chi conosce tali processi, spesso sfrutta la situazione a suo favore passando inosservato davanti alle “masse” ed è quindi fondale saperlo riconoscere. Volevamo raccomandarvi perciò di filtrare tutti gli input che vi vengono propinati, ovviamente utilizzando il buon senso e il rispetto del prossimo nel contesto di questa situazione e nella vita normale di tutti i giorni. Il nostro intento è quello di sensibilizzarvi e di rendervi consapevoli della gestione di tali emozioni. Infatti se la paura è stanziale e prolungata, danneggia le nostre difese immunitarie peggiorando il nostro stato psico-fisico, alimentando il panico personale e di massa. La paura è un’emozione utile ma va gestita in modo consapevole. Se qualcosa vi fa paura dovete semplicemente cambiare il focus e tutto cambierà, eliminando in situazioni non indispensabili tali emozioni. Ciò che alimenta la paura va ridotto, cantilene televisive vessanti sulle norme da seguire ad esempio, con questo non stiamo dicendo di non osservarle anzi, ma di evitarne il continuo ascolto, oppure evitare di parlare costantemente dell’argomento, o attendere alcuni secondi prima di agire di impulso nei supermercati, e chiedersi: “Ne ho davvero bisogno”? Ogni nostro singolo atteggiamento è frutto di stimoli esterni è buona norma ricordalo sempre, com’era buona norma lavarsi le mani e usare gel disinfettante anche in tempi non sospetti. Marzo 2020 de Bari Antonio Pagina facebook: https://www.facebook.com/orizzontiparanor mali/ Sito web: www.orizzontiparanormali.com
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